La Cupola fra le Torri

Parrocchia dei Santi Bartolomeo e Gaetano, Bologna

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II Domenica Pasqua 2022

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II DOMENICA DI PASQUA O DELLA MISERICORDIA

24 aprile 2022

At 5,12-16, dal Sal 117, Ap 1,9-11a.12-13.17-19, Gv 20,19-31

Otto giorni dopo venne Gesù.

 

Oggi è un grande giorno di festa e il motivo di tanta festa lo possiamo capire, pensando ai tanti nomi di questa domenica.

Anticamente si chiamava domenica in albis e le albe sono i vestiti bianchi. Fra poco Michelangelo ci farà capire perchè il vestito bianco è il vestito dei battezzati. I battezzati ricevuto il battesimo vengono vestiti con una veste candida, bianca.

Oggi anch’io mi sono vestito di bianco, come pure i ministranti, ed è proprio per questo, perchè questa è la domenica nella quale coloro che sono stati battezzati nella veglia pasquale deponevano il loro vestito per continuare nella vita nuova la grazia del battesimo. (scarica pdf)

Se questo era il nome antico, la liturgia ora chiama questa “la seconda domenica di Pasqua”, non la prima dopo Pasqua. E’ Pasqua per la seconda volta, perché, come ci spiega il Vangelo, ogni domenica è Pasqua, perché ogni otto giorni il Signore si rende presente in mezzo ai suoi discepoli.

Per questo vogliamo davvero fare Pasqua e come segno alla fine della Messa mangeremo l'uovo di Pasqua: quello che abbiamo accanto all'altare lo porteremo di là nelle sale e con un martello lo romperemo, lo potremo mangiare e fare Pasqua insieme.

Ho pensato che la sorpresa di quell'uovo, non so cosa sia, sarà di Diana, la sorella maggiore di Michelangelo che se lo merita, per fare festa insieme a suo fratello e a tutti noi.

Oggi grazie a Papa Giovanni Paolo II, San Giovanni Paolo II, è chiamata anche la domenica della misericordia. Perché? Il perché ce lo dice il Vangelo. Il giorno in cui Gesù risorto mostrandosi agli apostoli alita su di loro lo Spirito Santo e dice: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati saranno perdonati”.

E’ il grande giorno del perdono, della misericordia, dell’amore di Dio che è più grande di ogni peccato del mondo.

Ma c’è almeno ancora un giorno di festa in questa domenica, perché oggi è la Pasqua ortodossa. Con una settimana di distanza cattolici e ortodossi celebrano la Pasqua, ed è un'occasione che ci interroga molto per farci capire cosa significa per i cristiani fare Pasqua.

Per capirlo per fortuna c’è un ulteriore motivo di festa, che è la festa del battesimo di Michelangelo.

In fondo è quello che riassume tutto, che ci fa capire cos'è la Pasqua, perché il battesimo è il sacramento che ci rende partecipi della Pasqua di Gesù, per morire al peccato e risorgere alla vita nuova dei figli di Dio.

Pensando proprio a Michelangelo vorrei dire un grazie grande ai suoi genitori, a Chiara e a Paolo, che hanno scelto questo giorno per il battesimo. Penso che li conosciate, li avete visti tante volte in questa chiesa perché sono due grandi musicisti: Chiara suona il violino e Paolo il contrabbasso e hanno suonato nella Bologna Youth Chamber Orchestra, che è l'orchestra parrocchiale guidata dalla professoressa Carla Ferraro, a cui inviamo un pensiero affettuoso di grande riconoscenza.

Loro ci permettono di capire grazie al battesimo di Michelangelo cosa significa fare Pasqua, perché noi facciamo Pasqua grazie ai sacramenti che ci rendono partecipi di questo grande passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia.

Come possiamo riassumere questo grande passaggio? E’ ancora il Vangelo che ce lo dice, ce lo dice chiaramente, perché quando Gesù risorto si rende presente in mezzo ai discepoli, per tre volte, li saluta dicendo: “Pace a voi”.

Ecco, il frutto del battesimo, il frutto della Pasqua è la pace, e sono ben consapevole di quanto sia difficile oggi parlare della pace, parlare della pace che Cristo ci dà, quando purtroppo nello stesso giorno di Pasqua ci sono popoli cristiani che si fanno guerra.

Allora cosa significa che Gesù ci dona la pace, come può trasformare la nostra vita? E’ ancora il Vangelo che ce lo fa capire, perché Gesù dicendo “pace a voi” mostra le sue mani, mostra il suo costato con la ferita dei chiodi, il colpo della lancia.

La pace non è un obiettivo che certo tutti vogliamo, la pace è il frutto del dono che Gesù ha fatto di sé accettando di morire per farci risorgere.

È solo così che capiamo cosa significa essere cristiani, capiamo che risorgere con Gesù per diventare come Lui figli di Dio e fratelli tra di noi non può essere solo una dichiarazione di fede, deve essere un impegno della vita, un dono di noi stessi come ha fatto Gesù. Questo è e deve essere il frutto del battesimo, perché morendo al peccato, risorgendo alla vita dei figli di Dio possiamo accogliere e donare al mondo la pace.

(dall’omelia di don Stefano Ottani)

Ultimo aggiornamento Lunedì 02 Maggio 2022 11:46  

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