La Cupola fra le Torri

Parrocchia dei Santi Bartolomeo e Gaetano, Bologna

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Domenica XXIV TO

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Domenica XXIV. T.O.

13 settembre 2020

Sir 27, 33 – 28, 9 (NV), dal Sal 102, Rm 14,7-9, Mt 18,21-35

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Domani ricomincia la scuola e siamo davvero molto contenti. So che anche i ragazziche sono davanti a me aspettano da tanto questo giorno in cui possono ritornare a scuola, incontrare di nuovo i compagni, condividere nell'amicizia l'impegno. Ed è certamente un momento importante per i ragazzi, per le loro famiglie, ma - lo capiamo bene - anche per tutta la società,soprattutto quest'anno.

Vorrei condividere con voi un grande desiderio, che mi è sorto in queste ultime settimane pensando alla scuola, quello di metterci a disposizione come parrocchia, come comunità cristiana per quei bambini, per quei ragazzi, per quelle famiglie, che fanno fatica a riprendere a studiare, fanno fatica ad usare il computer.

Il grande desiderio è quello che anche nella nostra parrocchia ci sia un oratorio in cui dei giovani accolgano i bambini, i ragazzi per aiutarli nei compiti e anche per farli giocare in sicurezza, per ritrovarci insieme come un gruppo di amici. Lo sto chiedendo a tanti giovani e devo dire che ho la gioia e lo stupore che tutti i giovani a cui l'ho chiesto mi hanno detto di sì e spero proprio che succeda così.   ( continua a leggere- scarica pdf)

Ma mi piace pensare alla scuola anche per capire meglio il Vangelo e in particolare la pagina del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Sono contento che ci siano anche alcuni ragazze e ragazzi, loro sono esperti, ed è molto bello scoprire che Gesù si comporta come un maestro, un maestro di scuola, fa delle domande e risponde alle domande dei suoi alunni.

 

 

Chi è vecchio come me ricorda che il cardinal Lercaro chiamava così la prima parte della Messa: "La scuola dei discepoli di Gesù".

Quando veniamo a Messa anche noi veniamo a scuola, alla scuola di un maestro eccezionale, è Gesù il nostro maestro.

Allora anche noi come discepoli,cioè come scolari, ci mettiamo in ascolto dell'insegnamento di Gesù.

Oggi Gesù ci vuole spiegare una cosa particolarmente importante. Non so se voi ragazzi avete già capito che cosa ci vuole spiegare Gesù oggi. Di che cosa parla il Vangelo?

Il Vangelo ci parla oggi del perdono e inizia con una domanda che gli fa il primo dei discepoli, il più grande dei suoi scolari, e si rivolge a Gesù, è Pietro, dicendo: “Signore, se mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonarlo, fino a sette volte?"Cosa ha risposto Gesù? "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette."

Gesù ce lo fa capire: potremmo dire che tutta la spiegazione di Gesù si riassume in una frase del Padre Nostro che ricordiamo tutti. Quando Gesù ci ha insegnato a pregare e a dire Padre Nostro, ci ha insegnato a dire "perdona a noi i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori."

Oggi Gesù Maestro ci spiega questa invocazione del Padre Nostro.

Che cosa sono i debiti? Voi ragazzi sapete che cos'è un debito? Un debito è quando uno ha ricevuto una grande somma di denaro e non l'ha più restituita. Deve restituire quello che ha ricevuto.

Che cosa rappresentano i debiti di cui parla il Vangelo, di cui parla il Padre Nostro? I debiti sono i nostri peccati, perché abbiamo ricevuto tanto e dobbiamo restituire quello che abbiamo ricevuto, abbiamo ricevuto un dono meraviglioso che è la vita e non possiamo tenerla per noi. La vita è bella se la si mette a disposizione, in qualche modo se la si restituisce.

Gesù parla di due debitori. Uno, il primo, aveva un debito di diecimila talenti. Non so se a scuola avete già studiato le monete romane, le monete antiche. È un po' difficile capire cosa sono i talenti: quanto vale un talento? Un talento vale 10000 denari e il denaro è la paga di una giornata di lavoro di un operaio. Adesso non so a cosa si può rapportare, non so se si può dire che se uno lavora tutto il giorno guadagna circa 50 euro, provate a fare 50 euro per 10 mila, fa 500.000 euro, che è la somma che uno guadagna se lavora continuamente una vita intera.

Questo era debitore di diecimila talenti.

Ma com'è possibile che noi abbiamo dei debiti così grandi, che cosa abbiamo ricevuto che dobbiamo restituire?

Abbiamo certamente ricevuto la vita, ma c'è qualcosa di ancora più prezioso che Dio ci ha dato, e il dono più prezioso che Dio ci ha dato è Gesù, il figlio di Dio.

Davvero è questo dono straordinario che noi abbiamo ricevuto e a volte non ci rendiamo neppure conto di come siamo fortunati e lo teniamo per noi, ci accontentiamo di poco, magari di dire qualche preghiera e non ci facciamo prendere dalla gioia di essere cristiani, dall'entusiasmo di sapere che Dio ci ama tanto da darci il suo Figlio, che ha dato la sua vita per noi sulla croce.

Siamo particolarmente noi cristiani che dobbiamo essere attenti per restituire, per donare al mondo questo dono così straordinario, perché è di questo, soprattutto di questo che il mondo ha bisogno per ritrovare la speranza, per ritrovare la luce che ci permette di camminare come fratelli tra noi nella giustizia, nella pace, senza pretendere di consumare tutto noi oggi, senza pretendere di essere noi padroni di tutto.

È questo che dobbiamo restituire a Dio e all'umanità.

E Dio è così buono che è pronto a perdonare tutto ad una condizione sola: che perdonati da lui ci perdoniamo tra di noi.

A me piace dire:come è bello se noi cristiani per primi impariamo a perdonarci, perché scopriamo la gioia della fraternità, la gioia della comunione fra di noi e in fondo questa è la Messa, accogliere ancora questo dono grande che Dio Padre ci fa e imparare da Lui a perdonarci.

L'abbiamo fatto, lo facciamo ogni volta all'inizio della Messa, perché come cristiani possiamo essere primizia di un'umanità nuova.

Allora capiamo che cosa vuol dire quella invocazione del Padre Nostro: "Perdona a noi i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori". C'è una sproporzione enorme. I nostri debiti verso gli altri sono piccola cosa, il perdono che riceviamo da Dio è una grazia che supera ogni immaginazione.

Ed è con questa gratitudine che vogliamo celebrare l’Eucaristia, ringraziando Dio del dono della vita, dei tanti doni, particolarmente noi che viviamo oggi in questa regione e siamo assolutamente privilegiati rispetto a tanti, ma il dono più grande è Gesù, perché non lo teniamo per noi, ma con le parole e con la vita lo doniamo al mondo, perché torni a vivere e a sperare.

(dall'omelia di don Stefano Ottani)

 

Ultimo aggiornamento Martedì 22 Settembre 2020 10:15  

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