Domenica XXV. T.O.
20 settembre 2020
Is 55,6-9, dal Salmo 144, Fil 1,20c-24.27a, MT 20,1-16
Sei invidioso, perché io sono buono?
Io ringrazio i genitori di Leonardo e Nefeli Maria che hanno portato oggi i loro bimbi per il battesimo e per essere accolti nella nostra comunità cristiana. È il risultato di qualche peripezia, perché Leonardo avrebbe dovuto essere battezzato in maggio, ma in quel periodo non si poteva fare. Nefeli Maria è già stata battezzata, ma la sua famiglia che è parrocchiana e abita qui in via San Vitale 9 ha chiesto di poter sottolineare uno dei significati del battesimo: l'essere introdotti nella comunità cristiana, ed è davvero con grande gioia che l'accogliamo insieme a Leonardo. Li ringrazio, perché il battesimo è sempre una festa per loro, per la grazia grande che ricevono, per le loro famiglie e per tutta la comunità cristiana, per tutta la Chiesa che si arricchisce di questi nuovi cristiani.
Ma vorrei dire che li ringrazio, anche e soprattutto, perché la loro presenza oggi ci aiuta a capire meglio la Parola del Signore, in particolare la parabola degli operai della vigna che qualche volta può lasciarci un po' sconcertati, perché si conclude dicendo che questo padrone è buono; ma come fa ad essere buono un padrone che paga allo stesso modo chi ha lavorato 12 ore, perché quel tempo si lavorava dall'alba fino al tramonto, e chi ha lavorato un'ora sola? Non è giusto, chi ha lavorato di più deve ricevere di più.
Sono questi bambini che invece ci fanno capire che non solo Dio è buono e giusto, ma è un padre e come padre ama tutti i suoi figli allo stesso modo.(continua a leggere-scarica pdf)
Che cosa significa dunque questa parabola degli operai chiamati nelle diverse ore del giorno? Ha tanti significati e certamente il primo significato che aveva in mente Gesù era pensare ai suoi ascoltatori, cioè agli ebrei. Sono gli ebrei, il popolo di Israele, i primi ad essere chiamati all'alleanza con Dio, ad essere il suo popolo, ad essere l'erede delle sue promesse.Ma non solo gli ebrei sono stati chiamati, anche gli altri popoli, quelli che noi chiamiamo popoli pagani, che dopo gli ebrei sono stati chiamati alla salvezza e questi siamo noi, che non siamo discendenti dagli ebrei, ma grazie al battesimo siamo diventati l'unico popolo dei figli di Dio, salvato dal Signore.
Se questo è un primo significato, sono convinto che questa parabola sia sempre attuale, pensando anche alla situazione che stiamo vivendo. Infatti, chi fa più fatica? Chi lavora tutto il giorno o chi non ha la possibilità di lavorare? Sono convinto che questo sia uno dei drammi più grandi del nostro tempo, tanti che non hanno lavoro, che temono di perdere il lavoro. Questa è la vera fatica più ancora che lavorare 12 ore al giorno. La fatica, l'angoscia è di quel papà, di quella mamma che non lavorando rischiano di non avere il pane per sé e per i loro bambini.
Allora capiamo che Dio è davvero buono, perché anche coloro che hanno lavorato un'ora sola sono oggetto del suo amore, sono suoi figli ed è quello che mi sembra la cosa bella che ci è data oggi.
Chi sono i primi a essere chiamati? Sono Leonardo e Nafeli Maria, cioè sono coloro che sono chiamati al battesimo fin da piccoli, fin dalla prima ora della loro vita e capiamo che questa è la grazia più grande. Certo è un impegno, è una responsabilità, ma è ricevere anche il grande dono di diventare figli di Dio, di riconoscere Dio come padre e di riconoscere negli altri i propri fratelli.
Il battesimo ci dà fin dall'inizio questa grazia, che è la vita eterna, e in questo modo non abbiamo paura di niente, perché sappiamo che l'amore del Signore è più forte di tutti, più forte di tutto, più forte anche della morte, perché grazie al battesimo abbiamo questa vita nuova, la vita dei figli di Dio che è vita eterna.
Certo non è eliminata la fatica, ma addirittura la fatica diventa un'occasione per condividere anche con chi non è stato chiamato come noi da questo annuncio straordinario che
Dio ci ha amato, mandando il suo figlio Gesù a donare la sua vita per noi.
Allora vogliamo insieme fare festa con questi bambini, con le loro famiglie, rinnovando la grazia e l'impegno del nostro battesimo, perché tutta la nostra vita sia sostenuta dalla speranza che viene dal saperci figli amati, dal sapere che l'amore di Dio è più forte di ogni avversità, anzi che proprio attraverso le vicende della vita possiamo anche noi diventare testimoni dell'amore, della bontà di Dio, perché ogni uomo possa aprirsi alla chiamata che Dio rivolge a tutti e a tutte le ore del giorno ad essere suoi figli e operai nella vigna del Signore.
(dall'omelia di don Stefano Ottani)