V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
7 febbraio 2021
Gb 7,1-4.6-7, dal Salmo 146, 1Cor 9,16-19.22-23, Mc 1,29-39
Guarì molti che erano affetti da varie malattie.
"In quel tempo Gesù uscito dalla sinagoga subito andò nella casa di Simone e Andrea in compagnia di Giacomo e Giovanni". Si potrebbe dire che in questo primo versetto del Vangelo di oggi c'è già riassunto tutto il Vangelo, cioè la bella notizia che oggi ci viene rivolta, anzi tutta la grazia di questo giorno, proprio pensando a quello che oggi celebriamo,la festa delle famiglie, la conclusione dell'ottavario parrocchiale in onore della beata Vergine del Suffragio.
C’èproprio tutto, perché ci dice che Gesù uscito dalla sinagoga (il luogo dove gli ebrei andavano a pregare nel giorno della festa, per loro era il sabato e come noi oggi, che è domenica, siamo venuti in chiesa, Gesù di sabato andava in sinagoga) subito si recò nella casa di Simone e Andrea. Simone è Simon Pietro, Andrea suo fratello, che saranno gli apostoli di Gesù in compagnia di Giacomo e Giovanni. Anche Giacomo e Giovanni sono pescatori, soci di Simone e Andrea nel lavoro, amici.
Subito dopo essere andati insieme in sinagoga a pregare, si recano nella casa. Cosa saranno andati a fare? Sono andati a fare un pranzo insieme: come per noi, finita la liturgia, è già mezzogiorno e si torna a casa a mangiare. (continua a leggere-scaricaPdf)
Pensate com'è bello questo passaggio immediato dalla sinagoga alla casa, noi diremmo dalla chiesa alla famiglia, questo collegamento strettissimo che c'è tra la chiesa e la casa, tra la parrocchia e la famiglia.
Gesù è il primo che la vive: va nella casa di Simone. È bello che Simone abbia invitato a pranzo Gesù, non solo Gesù, ma anche i suoi compagni. Vorrei che oggi fosse proprio il giorno in cui si stringono i rapporti tra la parrocchia e la famiglia, perché la famiglia diventi sempre più quello che deve essere, “una piccola Chiesa”, ma anche la parrocchia diventi sempre più quello che deve essere, come una famiglia "accogliente”, in cui proprio perché ci riconosciamo siamo figli di Dio, Padre di tutti, siamo fratelli tra di noi, per diventare comunità accogliente, ospitale.
E continuando, si dice che “la suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.”
Impariamo tante cose da questo versetto.
Se Simone aveva la suocera, voleva dire che era sposato come probabilmente la maggior parte degli apostoli era sposata, perché il matrimonio è la condizione comune della gente e anche gli apostoli erano così. Voi sapete che se noi preti non siamo sposati non è scritto nel Vangelo, è una regola venuta parecchi secoli dopo, secondo cui solo le persone celibi potevano diventare preti, ma è una regola che può continuare o può anche cambiare senza troppi problemi.
Certamente Simone era sposato, ma è interessante che la suocera di Simone fosse in casa con lui e non è una cosa scontata, perché succede che in casa rimanga la madre dell'uomo, del marito, invece qui era la madre della moglie che era stata accolta nella casa di Simone.
A me piace pensare che questo particolare ci rivela che Simone era un marito affettuoso, voleva bene a sua moglie e aveva preso con sé non solo la moglie, ma anche la madre della moglie. Simone era un marito affettuoso, un padrone di casa ospitale, un amico che godeva della compagnia dei suoi compagni di lavoro, che insieme con lui erano discepoli di Gesù. Davvero non c'è un'immagine più bella di famiglia e di chiesa come la casa di Simon Pietro.
La suocera di Simone era a letto con la febbre e anche questo è un particolare che ci fa capire tante cose, perché succede che nelle famiglie non tutto vada sempre bene, perché si invecchia, perché ci si ammala, perché succedono mille altri problemi. Sono convinto che sia importante tenere presente anche tanta sofferenza che c'è nelle famiglie: in qualche modoappartiene alla vita umana. Ma è importante che nessuno rimanga solo e anche chi per mille motivi rimane solo senta la solidarietà, la vicinanza della comunità cristiana.
Ed è quello che succede nella casa di Simon Pietro."La suocera era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei". Subito ci fa capire che era la persona che stava a cuore a tutti, in qualche modo era il centro della casa.
"Appena entrati parlano di lei". È interessante: non dicono a Gesù "falla guarire", non gli chiedono di guarirla, non ci pensavano nemmeno. Gesù a quel tempo non aveva ancora fatto miracoli. Gli parlarono di lei, gli dissero "è così brava a far da mangiare, ha tanta pazienza con i nipoti".
È così che si vive nella famiglia, si parla con il Signore degli altri familiari senza bisogno di chiedere, perché lo sappiamo in anticipo che Gesù più ancora di noi è attento alle famiglie, è attento in particolare agli ammalati, a coloro che soffrono. Anche oggi noi vogliamo parlare al Signore di chi è malato, delle famiglie che hanno problemi di solitudine, di lavoro, a volte di separazione, sapendo che Gesù, anche se noi non glielo chiediamo espressamente, si china su di noi.
Lo diceil Vangelo:“Egli si avvicinò e la fece alzare, prendendola per mano". Sì, Gesù si è avvicinato a noi, si è fatto uomo come noi, lui che è il figlio di Dio, ha preso su di sé le nostre sofferenze, ci ha teso la mano e ci ha fatto rialzare. È lo stesso verbo che il Vangelo usa per la risurrezione. Gesù si è avvicinato a noi, a ogni uomo, ha preso un corpo come il nostro e ci ha fatto risorgere.
È il battesimo che ci ha fatto rinascere alla vita dei figli di Dio, che è vita eterna, che ci permette di avere quella speranza certa che la vita vince, che il bene prevale nonostante tutto.
Ed è per questo che tra poco io inviterò tutti gli sposi a rinnovare le promesse nuziali che hanno come prima promessa quella di essere fedeli al battesimo, perché è di lì che parte anche la famiglia, anche il matrimonio per la grazia che fa degli sposi il segno efficace dell'amore di Cristo per la sua Chiesa.
Vorrei invitare tutti gli sposi, quelli che oggi festeggiano e ci rallegra molto; ci sono alcuni cinquantenni che sono proprio dei pilastri per la parrocchia. Ma vorrei invitare anche chi sta attraversando momenti di fatica, di sofferenza, perché sentano che la comunità cristiana è loro vicina, ma sentano soprattutto che Gesù li prende per mano e dà loro la certezza che è lui che fa risorgere.
"La febbre la lasciò e della li serviva." Davvero è meraviglioso: questa anziana donna, la suocera di Simone, è guarita, ma non si mette a fare convalescenza, si mette immediatamente a servire, perché ha capito che il senso della vita è servire.
Questo sia per tutti il bilancio finale. Quando alla fine della vita ci guarderemo indietro e ci chiederemo “a che cosa è servita la mia vita?”, chiediamo di poter tutti dire: sì, è servita molto, ho fatto del bene, ho amato tanto, sono stato capace di perdonare.
È questo servizio alla vita e al Signore che riempie di gioia ogni giornata, che ci permette di fare festa insieme nell'attesa di essere tutti insieme con Dio, che è Padre di tutti nella grande famiglia dei redenti da Gesù.
(dall'omelia di don Stefano Ottani)
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