XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
3 ottobre 2021
Gen 2,18-24, dal Salmo 127, Eb 2,9-11, Mc 10,2-16
L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
Io sono molto contento quando c'è il battesimo di un bambino, di una bambina, perché è sempre una festa, una festa per i genitori, una festa per i nonni, per gli amici, una festa anche per la comunità cristiana, in qualche modo per tutta l'umanità.
E sono particolarmente contento che avvenga in questa prima domenica di ottobre che segna la ripresa della vita parrocchiale. La prossima settimana riprenderà il catechismo, che a Bologna tradizionalmente parte dopo la festa di san Petronio.
Non c'è niente di meglio che ripartire con il battesimo di una bambina, è il più bel segno di ripartenza.
E io non vedo l'ora che ricominci il catechismo per avere alla domenica i bambini a fare festa insieme con noi.
Ma c'è ancora un altro motivo che mi rende particolarmente lieto: è la presenza di Costanza, e mi verrebbe dire del suo papà che la tiene in braccio, che ci aiuta a capire il Vangelo che abbiamo appena ascoltato. (continua a leggere-scarica pdf)
Avete sentito che si parla di Gesù e dei bambini. Qual è l'atteggiamento di Gesù verso i bambini, verso questa bambina oggi? Il Vangelo di oggi ci dice che gli presentarono dei bambini, perché li toccasse. E’ molto bello, oggi dobbiamo stare molto attenti a toccare gli altri, ma questo ci dice il valore anche di questo contatto fisico. È la carezza con cui Gesù tocca i bambini, è l'affetto con cui ci stringe a sé. Ma i discepoli li rimproveravano.
In quel tempo i bambini non erano considerati, perché, come una volta si diceva, erano bocche da sfamare, erano i grandi che lavoravano, che producevano. Per fortuna le cose sono cambiate e capiamo tutti l'importanza dei bambini, anche se dobbiamo stare attenti a non riempirci solo di parole.
Dobbiamo riscoprire l'importanza dei bambini per assumere di nuovo l'impegno di costruire un mondo adatto a loro. Quando cresceranno questi bambini quale mondo troveranno? Capiamo quanto sia importante prenderci cura del futuro, cioè prenderci cura dell'ambiente, impegnarci per questa casa comune, perché solo in questo modo alle parole si uniranno l'impegno e i risultati, perché questi bambini possano realizzare in pienezza il progetto che Dio ha da sempre su ciascuno di noi, un progetto di pace, di gioia, di salvezza.
Al vedere questo Gesù si indignò. E’ raro vedere Gesù arrabbiato, ma quando si tratta di bambini Gesù fa sul serio.
Vogliamo imparare anche noi a fare sul serio, a non dire soltanto belle parole.
Disse loro: ‘Lasciate che i bambini vengano a me’. Lo dice oggi a Costanza: Gesù è contento che il suo papà e la sua mamma l'abbiano portata al battesimo, l'abbiano portata a Gesù.
A quelli come loro infatti appartiene il regno di Dio.
Gesù continua e spiega: 'In verità io vi dico: chi non accoglie il Regno di Dio come l'accoglie un bambino non entrerà in esso’. Si potrebbe davvero tradurre, chi non l’accoglie come Costanza non entra nel regno di Dio.
Allora è bello guardare Costanza che dorme tranquilla nelle braccia del papà. Questo è il modello della fede.
Cosa significa credere? Significa fidarsi del padre, della madre, di Dio in cui c'è insieme paternità e maternità, per essere così fiduciosi, perché è il padre che interviene, c'è la madre, in qualche modo basta piangere per farli intervenire. Questo è l'atteggiamento del credente ed è vero che col battesimo anche noi diventiamo figli di Dio e Dio padre ci prende tra le sue braccia.
Certo non mancheranno le difficoltà, i problemi, forse anche noi qualche volta ci metteremo a piangere. Questo pianto non lascia insensibile Dio che è padre, Dio che è madre.
Allora io ringrazio molto il papà e la mamma di Costanza che ci permettono di capire il Vangelo, in qualche modo vedere il Vangelo.
Per questo Il battesimo di un bambino coinvolge tutti noi ed è quello che faremo tra poco, continuando il rito, chiedendo al papà e alla mamma, al padrino e alla madrina, ma anche a noi battezzati di rinnovare le promesse del nostro battesimo, perché possiamo anche noi metterci in questo atteggiamento di fede e di obbedienza, l’obbedienza dei figli che non è quella dei servi, degli schiavi, è una obbedienza che ci permette di sperimentare che se obbediamo al papà e alla mamma facciamo le cose giuste, anche quando non capiamo fino in fondo e possiamo fidarci di Dio, che è padre.
Vogliamo dunque ripartire così battezzati, come comunità cristiana, seguendo l'esempio, rallegrandoci insieme a questa bambina, la affidiamo al Signore perché con la sua mano l'accarezzi, la stringa a sé, la guidi sulla via del bene.
(dall’omelia di don Stefano Ottani)