TUTTI I SANTI – Solennità
1° novembre 2021
Ap 7,2-4.9-14, dal Salmo 23, 1Gv 3,1-3, Mt 5,1-12°
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Ogni anno la solennità di tutti i Santi ci fa ascoltare questa pagina del Vangelo, "le Beatitudini", che nel Vangelo secondo Matteo è il primo discorso di Gesù. Volutamente questo ci fa capire che è il programma di Gesù, il manifesto dei cristiani, e, come uno mi diceva questa mattina, l'autoritratto di Gesù. È Gesù che si presenta e ci dice come dobbiamo diventare anche noi, chiamati ad essere conformi all'immagine del figlio di Dio. (continua a leggere-scarica testo pdf)
A me piace parlare di questo discorso delle beatitudini, proprio perché è il primo a parlare di una provocazione, in tutti i sensi di questa parola. Provocazione significa sfida, è la sfida di Gesù, è la sfida del cristiano consapevole di essere davanti a chi la pensa nel modo opposto.
Beati i poveri in spirito davanti a quella che è l'idea prevalente, beati i ricchi, beati i potenti, beati i sazi, che ci provoca.
Beati i poveri in spirito, beati quelli che sono nel pianto, beati i miti.
Ma è una provocazione anche nel senso etimologico di questa parola: pro vocare, chiamare davanti, chiamare fuori, invitarci a prendere posizione guardando avanti.
Sono convinto che anche quello che stiamo vivendo e abbiamo vissuto in questi giorni ci fa capire come questa pagina sia non solo il programma del cristiano, ma il programma di ogni uomo, se vogliamo avere un futuro, se vogliamo non rovinarci da soli.
E per questo diventa chiarissimo anche il procedere di Gesù: beati i poveri in spirito, perché di essi è "adesso" il Regno dei cieli, beati quelli che sono nel pianto, perché "saranno" consolati, è un futuro.
Penso a quello che vediamo in questi giorni, anche questo incontro dei potenti della terra, il G20, che ci fa capire che solo se diventiamo poveri la terra avrà un futuro, anzi un presente, perché se abbiamo come programma la ricchezza, l'accumulo, la sazietà capiamo che è l'ultima chiamata, rischiamo, illudendo noi stessi, di rovinare il mondo.
Solo accettando consapevolmente, radicalmente di essere poveri, che non vuol dire in miseria, ma vuol dire essere consapevoli che non siamo noi i padroni del mondo, che lo è il Signore e solo obbedendo alla natura, rispettando la natura, riconoscendo le leggi della natura, accettando anche di possedere meno per condividerlo.
Beati i poveri perché di essi è oggi il Regno dei cieli, in qualche modo non c'è futuro se non così.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. È importante anche sottolineare questo futuro, perché se da una parte ci dice che non sempre qui sulla terra chi è nel pianto viene consolato, ci assicura però che sarà così, perché Dio stesso si fa difensore dei poveri, dei miseri, degli oppressi, consolatore di quelli che sono nel pianto. Proprio perché in questo sarà il futuro, capiamo che l'impegno per consolare, per difendere i deboli non è vano, può apparire certo perdente in questo breve periodo, ma coloro che sono nel pianto saranno consolati, i miti possederanno la terra.
È una illusione purtroppo terribile, catastrofica, pensare che saranno i violenti a possedere la terra e distruggeranno gli altri e se stessi. Capiamo allora come sia importante accogliere questa provocazione, una vocazione al futuro, a partire da questa chiave di interpretazione che è la beatitudine della povertà, accettando anche personalmente di avere meno per prendersi cura della casa comune.
Quell'ultima beatitudine è rivolta direttamente a noi: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo - deve essere bene in chiaro - mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia, rallegratevi ed esultate".
Noi discepoli di Gesù dobbiamo accettare di essere scomodi, in qualche modo addirittura di essere perseguitati, insultati, perché siamo capaci di prendere una posizione diversa che sfida la cultura di oggi, non perché siamo aggressivi, al contrario, perché siamo nella beatitudine, nella pace, addirittura nella gioia, rallegratevi ed esultate. Già fin d'ora nella Chiesa noi godiamo questo anticipo di paradiso, questa primizia del futuro, di condividere spezzando il pane fra di noi, riconoscendo con i fratelli questa primizia di umanità nuova, che si apre alla dimensione non solo di futuro, ma di eternità beata.
(dall'omelia di don Stefano Ottani)