BATTESIMO DEL SIGNORE - Festa
9 Gennaio 2022
Is 40,1-5.9-11, dal Salmo 103, Tt 2,11-14; 3,4-7, Lc 3,15-16.21-22
Mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì.
3 giorni fa, il 6 gennaio, abbiamo celebrato la solennità della Epifania del Signore, Gesù Bambino adorato dai Magi. Oggi la liturgia ci fa celebrare la festa del battesimo del Signore.
Gesù già adulto inizia con questo gesto la sua predicazione, la sua vita pubblica. In tre giorni sono passati 30 anni, ma questo è già un insegnamento chiaro: il tempo vero non è quello dell'orologio, è il significato, il senso del tempo che la liturgia ci insegna, perché nella solennità dell'Epifania si è concluso il tempo del Natale e oggi con il battesimo inizia una nuova fase della vita di Gesù, quella che abitualmente chiamiamo la vita pubblica, la sua predicazione, i suoi miracoli, la sua passione, morte e risurrezione. (continua a leggere-scarica pdf)
Oggi ci viene data la possibilità di capire cosa significa iniziare un tempo nuovo e questa festa torna quanto mai opportuna per il momento che anche come società, non solo come Chiesa, stiamo vivendo. Proprio domani riprendono le scuole, domani riprende il catechismo, riprende la vita parrocchiale e sappiamo bene quanto sia problematica questa ri-partenza.
È importante dunque guardare a Gesù per imparare da Lui a cominciare, a ricominciare con l'atteggiamento giusto: l'atteggiamento di Gesù è decisamente sorprendente, perché l'inizio è il battesimo, più esattamente il battesimo di Giovanni, che noi sappiamo era un battesimo di penitenza, un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Viene subito la domanda: ma aveva bisogno Gesù di fare penitenza, aveva bisogno Gesù di chiedere perdono dei peccati?
Certamente no, perché allora si fa battezzare?
Ecco, io sono convinto che qui ci sia in qualche modo l'annuncio essenziale di tutto il Vangelo e in qualche modo di tutto il cristianesimo. Si inizia facendosi battezzare con questo battesimo che ha ricevuto Gesù, un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Gesù, che non aveva nessun peccato, non ha voluto separarsi dai peccatori, non ha voluto dire: siete voi i peccatori, è colpa vostra, io sono senza peccato.
No, ha voluto unirsi ai peccatori per prendere su di sé il peccato del mondo, lui senza peccato.
Davvero in questo modo Gesù ci fa capire che Dio non accusa gli altri, non si lamenta perché le cose vanno male, perché il peccato dilaga, ma dice: Ecco, io vengo per prendere su di me il peccato del mondo, per vincerlo in me in un amore più grande del peccato di tutto il mondo. Dobbiamo seguire questo esempio di Gesù.
Sono convinto veramente che non solo non serva, ma sia addirittura dannoso accusare gli altri, lamentarsi anche in questa situazione, che certo è ben problematica, ma l'unica cosa da fare è fare come Gesù: è proprio quando le cose vanno male che io devo mettermi in gioco, devo intervenire assumendo su di me la responsabilità, come Gesù, nel suo stesso corpo offerto sulla croce e risorto il terzo giorno per salvare il mondo e vincerlo.
Io sono convinto che questa è e deve essere la posizione della Chiesa, del cristiano, anche in questo momento storico così drammatico sino ad essere tragico. Si moltiplicano le notizie non solo della pandemia, ma delle violenze e delle proteste represse con la violenza, con il sangue, dei bombardamenti anche sui bambini, dei diritti negati.
Certo ci sarebbero molti motivi per lamentarsi, ma oltre a non servire la salvezza è imitare Gesù.
In questo Gesù si rivela il più forte, come aveva detto Giovanni:" Io vi battezzo con acqua, ma viene colui che è più forte di me" .
La forza si rivela non nella violenza, la forza si rivela nel saper aiutare gli altri, sostenere gli altri, promuovere gli altri.
In questo modo Gesù battezzato riceve quella proclamazione che diventa una professione di fede: “Tu sei il figlio mio, l’amato." Proprio in questo momento Dio Padre rivela che Gesù è il figlio e questo significa anche per noi essere figli di Dio. Certo lo diventiamo grazie al sacramento del battesimo, ma lo diventiamo se assomigliamo a Gesù, figli di Dio lo diventiamo quando ci comportiamo come Gesù, come il figlio di Dio si è comportato, quando amiamo come lui ci ha amato, un amore che è dono totale di noi stessi, accettando anche di non essere riconosciuti né ricambiati.
È questo amore che diventa l'amore divino, l'amore di Dio, il modo con cui Dio ci ama donandosi gratuitamente.
Venendo a Messa impariamo ad amarci come Dio ci ha amato, perché ci nutriamo di quel pane, di quel vino che è il corpo e il sangue donati senza nessuna pretesa.
Come dice Paolo a Tito, veniamo salvati non per le opere da noi compiute, ma per la sua infinita, gratuita misericordia.
Questa esperienza di grazia, di perdono, di amore di Dio che ci è donato ogni volta che partecipiamo alla Messa diventa l'inizio del tempo nuovo, della settimana, anche di una storia nuova aperta alla salvezza.
(dall’omelia di don Stefano Ottani)